Al mio più assiduo amante
Tu che mi ami
sai che le mie lacrime
sono figlie dell’impotenza
ecco che il pianto è ribellione
verso l’esistenza.
Combattere,
non sempre sono in grado.
E allora apprezzo
che tu con dolcezza
mi faccia uscire dal letto,
dal rifugio che mi scavo
nel mondo.
Perché ho bisogno,
sempre bisogno,
d’una mano che a me si tenda,
d’un volto a cui riferirmi
per fare ammenda
del peccato di vivere.
E questo porta allo scrivere
il mio animo stanco.
Questo senso di colpa
terribile
mi toglie il panico
del foglio bianco.
*Illustrazione di Ilya Shebunov
Annick Emdin
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